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Il 9 novembre 1989 la caduta del muro di Berlino innesca il processo di dissoluzione della DDR, che viene rapidamente cancellata dagli atlanti e rubricata nei manuali di storia alla voce "dittatura".
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La Deutsche Demokratische Republik era stata però anche una Repubblica delle lettere, il paese d'elezione di molti scrittori scampati al nazismo, come Brecht, Anna Seghers, Heinrich Mann e Arnold Zweig. Nello "stato socialista in terra tedesca" gli scrittori erano chiamati a partecipare alla costruzione di una società nuova, senza precedenti, all'invenzione del futuro. Oggi conosciamo fatti che smascherano quell'invenzione come inganno, illusione: la censura e l'autocensura, la collaborazione di alcuni scrittori con la Stasi, l'emigrazione di altri nella Germania federale. Ma invenzione del futuro ha significato anche altro: creazione di strutture, disegno di utopie, esplorazione della fantasia. Nella DDR si sono formati - tra consenso e dissenso - autori come Uwe Johnson e Christa Wolf, Heiner Miiller e Volker Braun. Ancora oggi forme e contenuti di questa letteratura segnano l'opera di alcuni tra più rilevanti autori della Germania riunificata, da Ingo Schulze a Uwe Tellkamp.