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Mentre l'Aida di Giuseppe Verdi debutta alla "Scala" di Milano, nel febbraio 1872, la compagnia marionettistica della famiglia Lupi è alle prese con problemi di crescita e rinnovo del repertorio. L'occasione offerta dalla nuova opera del Maestro è assai ghiotta: recuperato in fretta il libretto, dal 19 marzo 1872 i Lupi mettono in scena al San Martiniano la loro Aida.
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La parte recitata presenta un Gerolamo sindaco di un paesino piemontese che incarica una compagnia girovaga di allestire per il suo teatro comunale un'Aida che addirittura faccia concorrenza a quella appena data a Milano. Quest'operazione servirà ai Lupi ad introdurre il loro pezzo forte: la pantomima dei balli dell'Aida. Qui, se la musica verdiana non riesce quasi ad entrare nel programma, il dispiego scenografico è d'eccezione, ricco di figuranti e colpi di teatro (primo fra tutti la fantasmagorica esplosione dell'antro provocata dalla polvere da sparo, che libera dal mesto finale verdiano Aida e Radames).
L'analisi del copione ci permette anche di comprendere il progressivo radicamento dei Lupi a Torino: proprio a partire da questo stentoreo Gerolamo, infatti, "lo spettacolo - come afferma Alfonso Cipolla - segna un preciso momento di passaggio nella storia della compagnia, collocandosi tra l'addio definitivo ad Arlecchino e la futura acquisizione di Gianduja".
Ma questa Aida - per la sua complessità e originalità -conferma soprattutto come la ridrammatizzazione del teatro lirico praticata da tutto il teatro di animazione (dalle grandi famiglie marionettistiche ai piccoli burattinai itineranti) abbia rappresentato un importantissimo lavoro di ridiffusione a livello popolare di un repertorio molto amato e non sempre altrimenti fruibile.